Acustica Attività Produttive – più lavoro con meno rumore

Lavorare senza generare rumore è praticamente impossibile: qualsiasi attività umana, anche la più “tranquilla”, comporta un contributo sonoro più o meno importante.

La modernità si è portata appresso il rumore: lo sviluppo tecnologico ha, almeno in una prima e lunga fase, comportato un deciso cambiamento del “clima sonoro” del nostro ambiente di vita.

Oggi, fase successiva, nello sforzo tecnologico sono diventate sempre più importanti le esigenze ambientali: produrre inquinando di meno, consumando meno energia e, perché no, facendo meno rumore.

Ufficio

Come ridurre il rumore

Le problematiche legate alla rumorosità di siti produttivi (includendo estensivamente tra essi anche le destinazioni d’uso commerciali, direzionali e terziarie in genere) sono diventate rilevanti sia nell’avviamento dell’attività sia nell’esercizio della stessa.

Vi sono infatti complicazioni di tipo ambientale che comprendono l’impatto acustico verso il territorio ed i recettori sensibili ivi presenti: una valutazione previsionale di tale impatto acustico consente il più delle volte di adottare misure preventive che evitino tutta una serie di problemi e contestazioni che possono altrimenti interferire con il normale esercizio dell’attività.


Il problema rumore

La sottovalutazione del problema rumore non paga: infatti, quando in seguito ad un esposto l’accertamento è fatto dai tecnici dell’ARPA, se risultano superati i livelli di rumore ammessi dalla normativa scatta la segnalazione al comune.

Talvolta l’avviso arriva alla Procura della Repubblica, con conseguente rischio di sanzioni penali. In ogni caso a quel punto, entro tempo spesso ristretti, occorre predisporre un piano di risanamento acustico. Questo con operazioni importanti e sovente assai onerose. Insomma, come spesso succede, anche in questo caso prevenire è meglio che curare.

Altro fronte aperto è quello della tutela dei lavoratori all’esposizione al rumore e alle vibrazioni in ambiente di lavoro: è uno dei vari ambiti che riguarda la sicurezza dei luoghi di lavoro, un po’ misconosciuto (difficilmente comporta rischi immediati per la vita del lavoratore) ma non per questo meno importante per la tutela a lungo periodo. I danni uditivi o da vibrazioni, temporanei o permanenti, hanno costi sociali e sanitari non certamente trascurabili.

Dal punto di legislativo, per lungo tempo la materia è stata disciplinata del DL 277/91: successivamente, recependo la direttiva europea n. 2003/10/CE é stato emanato il D.Lgs. n. 195/06. Molto presto fu rimpiazzato dal più recente D.Lgs 81/08. Esso disciplina ad oggi la sicurezza degli ambienti di lavoro, includendo gli aspetti legati all’esposizione al rumore e alle vibrazioni. Sono ancora molte le aziende che non hanno provveduto ad aggiornare alla nuove indicazioni normative le vecchie valutazioni dell’esposizione al rumore: sono infatti state modificate le modalità di valutazione nonché i valori limite di esposizione.